Il premio Mogensen-Bruno è instituito dalla Dotoressa Else Mogensen in collaborazione con la famiglia Bruno, perché è importante leggere e conoscere bene quello gli scrittori e le scrittrici del nostro paese hanno scritto e scrivevano perché il loro modo di pensare è anche parte del nostro patrimonio, il loro ambiente è anche il nostro. L'identità di Bruno si formò ad Ascea mentre cresceva qui, e leggendo le sue opere, si riconoscono emozioni comuni e modi di pensare che sono stati distillati da una grande mente.

Francesco Bruno

Francesco Bruno
Nato ad Ascea nel 1899, Francesco Bruno era uno dei più importanti e famosi giornalisti e critici letterari di Novecento. Bruno ha scritto narrative con relazione ad Ascea e Cilento, però sopratutto ha scritto molto sulla cultura meridionale con le radici di Elea/Velia, e lui ha tracciato la nostra cultura dall'antichità via Giambattista Vico e il grande scolaro di lingua e letteratura italiana, Francesco De Sanctis, a Benedetto Croce. Ha scritto di Alfonso Gatto, un poeta favorito da molti cilentani, e sulle opere di molti altri scrittori e personalitè letterari del mezzogiorno.

torsdag den 12. juni 2014

Il Premio Letterario Mogensen-Bruno, 5^ edizione 2014


PREMIO MOGENSEN-BRUNO – 5^ EDIZIONE 2014



Si è svolta il 5 giugno presso l’anfiteatro della Fondazione Alario, nell’ambito della manifestazione di fine d’anno scolastico, la quinta edizione del Premio Letterario Mogensen-Bruno, concorso di scrittura per gli alunni della Scuola Secondaria di 1° grado ispirato alla figura di Francesco Bruno, giornalista, critico letterario e autore del Novecento, nato ad Ascea, che nel tempo ha visto vincitori alcuni fra i migliori alunni, Mattia Capitani, Egidio Pinto, Natalia Graziuso e Angela D’Angelo.
Con grande stima e riconoscenza è stata ricordata anche quest’anno la sua ideatrice e promotrice, dott.ssa Else Mogensen. In Sua memoria si continua ogni anno ad organizzare il Premio con la collaborazione della famiglia Bruno, nelle persone della nuora dello scrittore, prof.ssa Maria Novi e i nipoti Francesco e Enrico. Insieme a loro il figlio della sig.ra Else, René Mogensen con la nuora Leila, purtroppo quest’anno assenti in quanto in Gran Bretagna, ove vivono e il marito della sig.ra Else, professor Lars Mogensen. Tutti hanno fatto parte, come ogni anno, della Commissione che ha decretato i tre temi vincitori fra gli undici pervenuti.
La tematica proposta quest’anno prevedeva la realizzazione di un’ intervista immaginaria a Francesco Bruno come la si ritroverebbe in un giornale o in una rivista letteraria, riportando le opinioni dello scrittore sui fenomeni socio-culturali del suo tempo.
Al terzo posto si è classificato il tema di Mauro Criscuolo della classe 3^ C, al secondo quello di Federica Novi della classe 3^ A. Il primo premio è stato assegnato invece al lungo componimento presentato da Annalaura Mautone della classe 3^ C, con la seguente motivazione:
L’elaborato, pienamente soddisfacente nella sua espansione narrativa, è strutturalmente ben costruito e concede molto spazio ai pensieri personali dell’autrice. Attraverso le risposte alle domande la figura di Francesco Bruno, analizzata dal punto di vista culturale e umano e ben inquadrata nel periodo storico-letterario in cui l’autore visse, si veste di modernità rivendicando e contestualizzando con accenti toccanti la propria origine asceota.
I premi, consistenti in denaro, libri e pergamene ricordo sono stati consegnati ai tre vincitori dalla famiglia Mogensen e dalla famiglia Bruno.
Maddalena De Leo

Temi vincitori 2014


Il Premio Letterario ‘Mogensen-Bruno’

ELSE MOGENSEN IN MEMORIAM

5^ edizione 2014

Quest’anno per lo svolgimento dei temi partecipanti alla 5^ edizione del Premio Letterario Mogensen-Bruno per il miglior tema scritto da un alunno della terza classe della scuola media di Ascea Gli alunni dovranno comporre un’ "Intervista immaginaria a Francesco Bruno" così come la si troverebbe in un giornale o in una rivista letteraria, riportando le opinioni dello scrittore sui fenomeni socio-culturali e letterari del suo tempo. Si suggerisce agli alunni di familiarizzare con i libri di Bruno disponibili nella biblioteca scolastica sita nel presso di Ascea Marina e, inoltre, di portare alla luce informazioni e curiosità relative allo scrittore. Ciò in speciale modo in Ascea Capoluogo, attraverso l’individuazione di persone anziane ancora viventi che conoscevano e ricordano il Bruno.
Il dottore Francesco Bruno Jr., la professoressa Maria Novi, la dottoressa Leila Rasheed e il dottore René Mogensen hanno valutato i temi. La vincitrice del primo premio è stata Annalaura Mautone, il secondo premio è stata Federica Novi e il terzo premio è andato a Mauro Criscuolo.



Temi vincitori

Annalaura Mautone

1°classificato

Quel giorno avevo marinato la scuola e sola soletta vagavo per le strade del paese. Le ore, però, non passavano mai; allora pensai di spingermi verso “Via Dello Sporgente”, alla fine del paese. All’improvviso notai un uomo dall’aspetto semplice, ma elegante che era intento ad ammirare il paesaggio, in particolare il mare; era molto pensieroso. Chissà quanti pensieri affollavano la sua mente! Timida, ma incuriosita mi feci coraggio e mi avvicinai. Quando mi vide, rimase stupito e cominciò a raccontare: “Tu devi sapere che questo “mare nostrum” ha fatto divenire il nostro territorio importante perché ha permesso ai Focei di arrivare ad Elea.” Io notai che aveva tanta voglia di raccontare e farmi sapere delle cose importanti che io non conoscevo. Colsi l’occasione per invitarlo a scuola affinché potesse soddisfare il desiderio di sapere sia il mio che quello dei miei compagni. Rimase meravigliato perché non si aspettava questo invito, ma subito prendendomi per mano ci avviammo verso la scuola. Mi confidò che era un “asceoto”, lavorava a Napoli e veniva spesso nel suo paese utilizzando il treno perché lui non sapeva guidare. Arrivammo a scuola; i miei compagni rimasero meravigliati quando glielo presentai: “Questo è Francesco Bruno, giornalista, letterato, saggista, critico letterario, ma soprattutto uomo di cultura, un artista che ha saputo cogliere i segni essenziali di cambiamento.” Con i miei compagni, onorati della sua presenza e contenti perché finalmente avemmo il piacere di conoscere colui che ha dato il nome alla nostra scuola e alla piazzetta dove spesso giochiamo. Dal momento che stavamo studiando le correnti storico-letterarie moderne e contemporanee con riferimento a diversi autori: Palazzeschi, Saba, Marinetti, Gozzano… gli abbiamo domandato che cosa ne pensava di questi movimenti culturali. La sua risposta è stata la seguente: “Sono vissuto tra due secoli, ho sempre appoggiato i movimenti che si stavano delineando ed ho commentato il pensiero e il modo di scrivere di diversi autori. Ho scritto tanto su questi fenomeni che mi hanno sempre attratto. Ho dedicato un intero volume al Decadentismo, nel quale colloco al centro dell’attenzione critica Giosuè Carducci, poeta grande e complesso, ma oggi poco apprezzato nelle scuole, accostando il Crepuscolarismo al Simbolismo di Mallarmè. Ho discusso Pascoli, ma anche l’Ermetismo e l’Esistenzialismo, ma senz’altro ad influenzare il mio pensiero è stato il Futurismo, un movimento culturale anticonformista sviluppatosi nel 1909, il cui massimo esponente è Tommaso Marinetti. I futuristi esaltano il progresso e la modernità, il dinamismo e la forza rifiutando il passato. Ho sempre desiderato che il progresso arrivasse anche nella mia terra natia: Ascea, paese affascinante, ricco di cultura, ma purtroppo ogni volta che tornavo qui mi sembrava di tornare indietro. Ad Ascea il progresso ha sempre faticato ad attecchire,dando ragione a Carlo Levi nel romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”. Ho amato tanto Ascea, i suoi luoghi, la sua gente … il mare attraverso cui sono arrivati i Focei … Parmenide e il suo pensiero filosofico. Infatti la cultura greca è arrivata nel nostro bellissimo territorio offertoci da Dio, grazie al mare, ma l’uomo ha fatto ben poco per valorizzarlo. Ho amato i classici perché la loro lettura mi rilassava facendomi stare emotivamente bene. Il mio invito per le future generazioni era ed è l’istruzione, tutti devono alfabetizzarsi perché senza istruzione non si può realizzare il progresso. Ricordo i miei compaesani con cui ho condiviso la tragica esperienza delle guerre, ma essendo un pacifista ho rinnegato la guerra come strumento di risoluzione di varie problematiche, perché essendo l’uomo dotato di ragione deve risolvere i problemi con il dialogo e la collaborazione. La guerra provoca solo lutti, distruzione e vittime. A proposito di problematiche ho premuto molte volte,attraverso i miei scritti, sulla questione meridionale (gli scrittori nel mezzogiorno 1981) e ho denunciato le differenze tra Nord e Sud (Paese di eriche e ginestre). Arretratezza, immobilismo, povertà continuavano a caratterizzare il nostro meridione e l’emigrazione aumentava di anno in anno. Mi sono associato alle dure critiche di intellettuali e studiosi meridionali (Salvemini, Fortunato, Nitti) sostenendo come loro che lo Stato risponde solo in parte o non risponde affatto per la risoluzione della Questione meridionale. Nel mio romanzo “paese di eriche e ginestre” sottolineo la mia desolazione e delusione nei confronti della realtà che ci circonda. Questo mio profondo interesse per la realtà trova radici in alcuni movimenti letterari come il Naturalismo francese di cui ho apprezzato Balzac, Flaubert e Zola, le cui opere più famose sono: “Il capolavoro sconosciuto” di Balzac, “Madame Bovary” di Flaubert e “I misteri di Marsiglia” di Zola. In Italia, nell’ultimo trentennio dell’Ottocento, sulla scia del Naturalismo francese si diffonde il movimento del Verismo, che ha alcune sue particolari caratteristiche: concentra l’attenzione sulle campagne e sulla gente semplice e umile, ha un carattere estremamente pessimistico, ha un carattere locale e regionale, non si esprime soltanto attraverso il romanzo, ma preferisce utilizzare la forma più breve della novella, osserva in modo analitico la realtà urbana … L’osservazione analitica è una caratteristica tipica del romanzo sociale, in Italia il più famoso di questi romanzi è “Fontamara” di Ignazio Silone. Anche i miei scritti sono a sfondo sociale, in quanto affrontano le problematiche di Ascea i cui personaggi parlano della realtà che li circonda. Ho sempre ricordato Ascea, questo paese di eriche e ginestre e ne ho apprezzato le verdi colline colorate dal giallo intenso delle ginestre in fiore, quel mare azzurro ricco di storia e bellezza e gli ulivi secolari che come diceva Ungaretti “hanno un alone di luce intorno alle foglie come i santi.” Auspico che voi generazioni future possiate amarlo come l’ho amato io, custodendone il passato, le tradizioni, la storia e spero che nel via vai della vita quotidiana, tra i vostri innumerevoli impegni voi vi fermiate ad osservarne la bellezza, che non dovete né profanare né deturpare e che vi ricordiate del vostro compaesano Francesco Bruno quando vedrete una ginestra sbocciare nelle tiepide giornate estive.” Io e i miei compagni rimanemmo sconvolti e stupiti da quell’amore che aveva verso Ascea, un amore sconfinato. Mi commossi a tal punto da piangere per l’emozione, seguita dai miei compagni che erano allibiti e contenti allo stesso tempo. Quell’uomo oltre a commuoverci aveva arricchito il nostro bagaglio culturale con la sua sapienza e saggezza … Decidemmo che era opportuno porgergli un’altra domanda, stavolta un po’ più personale, ma comunque attinente a ciò che stavamo studiando, gli chiedemmo “Cosa ne pensate della gente di Ascea?” Esitò prima di rispondere, ma deciso ci disse: “Ah, gli “Asceoti” che persone meravigliose! Mi hanno sempre rispettato a tal punto da darmi del “don”… Ricordo quanti problemi hanno affrontato sempre con il sorriso sulle labbra senza mai stancarsi: guerre, emigrazione, analfabetismo, fame etc. Ho sempre partecipato al loro dolore, emotivamente e mentalmente. Sono stato male con loro, ho sofferto con loro, ho pianto con loro e loro con me. So di essere un po’ solitario, ma ho voluto bene a questa gente e anche se a volte non lo dimostravo ho sempre voluto il loro benestare e nient’altro. Ho sempre ricordato il mio popolo, nei miei scritti e ne ho apprezzato la semplicità e la religiosità. Anche io sono molto religioso, infatti vengo qui per partecipare al pellegrinaggio al monte con tutti gli “Asceoti”. Tutta la mia gratitudine, però, va a quegli uomini che si sono sacrificati in guerra, credendo di poter cambiare qualcosa, infatti ogni volta che passo per il monumento dei caduti prego in silenzio per quelle anime che hanno fatto con le armi il mio paese. Mi sono sempre chiesto perché questi “ eroi del Sud”, non vengono riconosciuti a livello nazionale? A proposito voglio parlarvi di Grazia Deledda che ho avuto il piacere di incontrarla. E’ una scrittrice sarda che, come molti autori veristi, attraverso i suoi scritti ha cercato di far conoscere le problematiche del suo paese. Il primo a dedicarle una monografia critica, negli anni trenta, sono stato io, perché nei romanzi della Deledda si configura una cristallina visione del mondo. L’artista media l’immediato, idealizza la realtà, trasfigura ogni impulso caotico. Grazie Deledda “ha dato forma di arte ad un nuovo Romanticismo scalpitante, raccogliendo il messaggio romantico e arricchendolo di significati e valori personali,con la sua opera così riposata e tersa, è una delle voci più significative dei miei tempi.” La nostra insaziabile curiosità divorava quelle sue parole, così significative e sagge e di certo non poteva mancare un’altra domanda: “Avete parlato di differenze tra Nord e Sud e solitamente quando si parla di Sud, ci viene in mente Napoli … quindi vorrei chiedervi cosa ne pensate?” La sua risposta non fu né banale, né scontata: “A Napoli, ci sono vissuto, ci ho studiato e ci ho insegnato e ne ho appreso le culture come se fossero da sempre state le mie. Amo la musica napoletana e sono stato un grande sostenitore della Scapigliatura Napoletana, (movimento sviluppatosi a Nord Italia, armato di uno spirito di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e il buonsenso borghese. Gli scapigliati si scagliarono sia contro il Romanticismo italiano, che giudicavano languido ed esteriore, sia contro il provincialismo della cultura risorgimentale guardando in modo diverso la realtà, cercando di individuare il nesso sottile che legava quella fisica a quella psichica Quindi non posso che adorare questa città, che nonostante tutti i problemi che ha affrontato e che deve affrontare, è ancora bella come la ricordo io.” La campanella suonò e tutti ci recammo fuori per tornare a casa. Quando i miei compagni uscirono continuai a cercare quell’uomo per tanto tempo, ma era scomparso... Rassegnata tornai a casa e mi misi a scrivere una pagina di diario nella quale volli immaginare che oggi quell’uomo potesse ancora essere innamorato della sua Ascea e fortemente voglio credere che è in vita per aiutare questo nostro paese che ancora ha tanti problemi.



Federica Novi

2° classificato

Solita giornata, solita routine quotidiana: scuola, studio, attività sportiva, tv ed ora la parte che preferivo, continuarea leggere il mio libro, il cui titolo è “Paese di eriche e ginestre” di Francesco Bruno. Gli occhi scandivano velocemente le parole e le mie mani accarezzavano le pagine del romanzo. Ad un certo punto sentii un torpore forte, acuto ... quando riaprì le palpebre, mi ritrovai sul balcone della mia stanza ad osservare il cielo stellato. Mentre cercavo di rispondere alle domande che pervenivano nella mia testa, una voce alle mie spalle proruppe nel silenzio: ”Bella serata, non è vero?”
A parlare era stato un uomo che non avevo mai visto prima, ma i suoi tratti mi sembravano familiari. Lo scrutai meglio in volto, ma più lo guardavo e più mi rendevo conto che mi sbagliavo: non lo conoscevo. Giacca blu, cravatta dello stesso colore e un’eleganza tale da farmi sentire in imbarazzo, poiché io indossavo il pigiama e le mie pantofoline.
“Scusi ma lei chi è?” mi azzardai a chiedere, con voce flebile, ancora sotto shock. Ma lui non rispose, era, infatti, tutto assorto nei suoi pensieri. Al che un po’ a disagio stavo cercando di dileguarmi, ma il mio tentativo fallì: “Ferma!” Non ne potevo più, ma che razza di sogno era? Però dato che la mia mente voleva giocarmi questo brutto scherzo perché non trovare qualcosa da fare nel frattempo che il giorno mi avesse ridestato?
“Mi scusi, potrei sapere come c’è arrivato qui?” Bella domanda, complimenti…ma se è un sogno! Magari c’è arrivato volando, oppure arrampicandosi su per l’albero. Mi guardò e disse una frase che ancora rammento, identica e precisa: “L’uomo ritorna nella terra in cui nasce, pensa crede ed ama, malgrado ogni avversità; e questo slancio naturale è anche il segno della sua vocazione umana, cristiana e letteraria.” Quelle parole non mi risultavano nuove, però non riuscivo a ricordare dove le avessi ascoltate o lette.
“ Guardando le stelle penso al domani, al mio futuro, tu ci pensi mai al tuo?”
“Eccome se ci penso, ho paura di non riuscire a realizzare i miei sogni” risposi.
“Non bisogna avere paura, bisogna mettersi in gioco. Tutto diviene possibile se noi crediamo di vincere ogni ostacolo”. Per essere un sogno, sto imparando parecchie cose!
“Sono d’accordo. E’ davvero piacevole dialogare con lei.” Fu il pensiero che uscì spontaneo dalla mia bocca.
“Fra due vecchi un accordo molto probabilmente non sarebbe possibile, lo stesso varrebbe per due giovani. Le relazioni diventerebbero precarie per la quasi uniformità delle vedute psicologiche e teoriche. Tra noi due è possibile un confronto costruttivo perché vedi, possiamo entrambi dare qualcosa l’uno all’altro.”
Cadde nuovamente il silenzio sul balcone di casa mia, una nuova pausa di riflessione mi accompagnò. Come avrei voluto sapere cosa passava per la testa a quell’uomo così strano! Magari avessi potuto leggere nel pensiero… la curiosità mi rodeva lo stomaco.
“Ti senti bene?” mi chiese.
Oh no, oh no! Mi ha scoperto! E ora che dico?
“Sà, stavo pensando che purtroppo la nostra società è in crisi… crisi economica, crisi morale…” fu la mia risposta.
Uhm, ottimo diversivo. Bella idea! Secondo me non se n’è accorto.
“La società è oggi arricchita di esperienze secolari e sono perciò moltiplicate le richieste di comodità, persino ad esagerare. Prima la gente si accontentava di poco, del minimo necessario. Oggi non c’è contenimento nelle spese per divertimenti e sprechi quotidiani, sicché la società vuole sì naufragare nel lusso ma fa il passo più lungo della gamba, come si suol dire” esclamò.
“E’ vero. C’è però da dire che le ricchezze sono detenute e sfruttate da pochi” riflettendo parlai ad alta voce.
“L’universo è proprietà di tutti, nessuno può impossessarsene. Ma purtroppo questo accade sempre più spesso” mi disse e guardò dall’altra parte del mio giardino.
“Io credo che questa gente regnerà incontrastata ancora per poco, il bene trionfa sempre sul male” risposi molto decisa.
“Il bene sovrasta la cattiveria, la crudeltà. Ma prima che possa restaurarsi un regno perfetto fra le persone, il male torna ad avvelenare gli uomini”. Ciò mi aveva messo addosso un po’ di cattivo umore.
“Ciò che lei dice non fa una piega, ma è un po’ triste… mi piace pensare che nostro Signore ci protegga e ci illumini”.
“Non credi che siano troppi i peccati e le aberrazioni che andiamo commettendo? E Dio dovrebbe starsene così, con le mani in mano? Siamo degli ingenui se non pensiamo che il Cielo possa castigarci, chiederci conto di quanto perpetrato dalle persone senza Dio e senza coscienza del malfatto. Siamo noi uomini a illuderci operando il male come sistema di vita che il Signore non se ne accorga e che tutto prosegua per il suo verso. Così non è. Non si muove foglia che Dio non voglia. L’Onnipotente registra il minimo atto anche se da noi pensato e non attuato” fu la sua esposizione di idee.
“Io non so lei chi sia, ma il suo pensiero è giusto e molto bello, fa’ riflettere su degli aspetti importanti della società. E’ stata una vera fortuna conoscerla” dissi sinceramente.
“Lo stesso vale anche per me. Ma ora è tardi, va’ a dormire”. Mentre pronunciava quest’ultima frase mi posò una mano sulla testa e mi rivolse un sorriso così caldo da sciogliermi il cuore.
“Fede sveglia!!! Un’ altra volta in ritardo!!!”. Cosa? Che succede? “Muoviti!”. Una mano ferma mi strappò le coperte calde che avvolgevano il mio corpo dalle mani, e fui costretta ad alzarmi. Ma appena sporsi le gambe ciondoloni dal letto, qualcosa cadde per terra. Mi chinai per raccoglierla, e vidi che era il mio libro. Lo girai e non potete immaginare il mio stupore nel vedere tra le note biografiche di Francesco Bruno, il volto dell’uomo che quella notte avevo sognato. Era proprio lui? Sì, non c’erano dubbi. Stessa fisionomia e quelle frasi che avevo già sentito le avevo lette sul suo libro.
In tanti dicono che sognare sia stupido, inutile ... ma io credo che sia la vita di chi non sa sognare a esserlo. Quella notte ho capito quanto sia bello e costruttivo leggere, perché ciò che leggi diventa parte di te e puoi anche sognarlo!!!



Mauro Criscuolo

3° classificato

"Ascea Terra di Parmenide e di Zenone" ma anche patria di Francesco Bruno, nome che è stato dato alla nostra scuola. Incuriosito e attratto da questo nome ho cercato di sapere di più proprio come un giornalista curioso. Desideravo conoscerlo, ho chiesto a diverse persone chi era, mi hanno detto che è un "asceoto" e viene spesso nel nostro paese. Finalmente è arrivato il giorno ... sono corso alla stazione perché per spostarsi utilizza il treno; grande è stata la sua gioia quando ho proposto l'intervista. Ho notato che era un uomo semplice, ma di una ricchezza culturale indescrivibile. Mi ha confidato che è stato un amante della libertà individuale e collettiva sempre saldo al suo regime indipendentista rifiutando tra l'altro offerte politiche. Ha trascorso la sua vita a scrivere, con un occhio critico sempre rivolto alle nuove culture, alle letterature straniere, alle letterature dell’est europeo amando Dostoevskij, Tolstoj e Pasternak perché nei loro romanzi si riflette analiticamente la realtà urbana descrivendola oggettivamente e i personaggi sono persone umili esaminate nella loro drammatica miseria. Ho domandato se nei suoi scritti espone i problemi della sua Ascea. Mi ha risposto: "Paese di eriche e ginestre" narra la storia di uomini e donne cilentane. Mi sono rifatto alla narrativa verista che ha una straordinaria importanza sociale perché consente di portare alla luce temi e problemi che in precedenza non hanno trovato spazio in letteratura, sia di scoprire regioni e ambienti, soprattutto contadini di cui all'epoca pochi conoscono le effettive condizioni. Mi sono rifatto al naturalismo francese, una corrente letteraria che si propone di descrivere la realtà nel modo più obiettivo possibile. Poi ho domandato quali erano le correnti a cui si sentiva maggiormente vicino. Mi ha risposto: “Certamente il Romanticismo mi ha segnato con l’esaltazione del sentimento e della passione come tratti fondamentali che distinguono gli individui, rendendoli unici e irripetibili. Ho apprezzato anche il fatto che la cultura italiana doveva uscire dall’isolamento della tradizione per accostarsi alle letterature straniere, non a caso ho amato anche la letteratura francese, Balzac, Flaubert, tedesca e ultimamente grazie a mio figlio ho incominciato ad apprezzare quella americana. Non posso negare l’amore per la classicità essendo convinto come i classicisti che l’arte del passato abbia raggiunto una perfezione che non può essere superata e che deve essere un costante punto di riferimento per gli scrittori. Quando poi ha puntualizzato sulle correnti del tardo Ottocento ha citato le parole della prefazione a “le due vite di Germinia Lacerteaux 1865” di J. De Goncourt e ha recitato queste parole“ vivendo nel XX secolo un’epoca di suffragio universale,di democrazia, di liberalismo ci siamo chiesti se le cosiddette “classi inferiori” non abbiano diritto al Romanzo […] se in una parola le lacrime che si piangono in basso possano far piangere come quelle che si piangono in alto. Con questa citazione voglio confermare che i protagonisti di diversi miei scritti sono uomini e donne delle classi inferiori spesso schiacciati dal peso delle trasformazioni storiche e anche dalle calamità naturali. Ho domandato anche: “il periodo storico in cui ha vissuto ha influenzato la sua crescita personale e professionale?” “Ho vissuto tra Ottocento e Novecento, nel periodo del primo e secondo conflitto mondiale, ho sopportato tante ingiustizie, il periodo fascista mi ha segnato, sono stato anticonformista, non sono mai sceso a nessun compromesso, avendo a cuore il benessere sociale e una vita dignitosa per tutti i cittadini che dovranno avere il diritto all’istruzione, perché solo con l’istruzione si può avere il progresso. Ho esaltato i futuristi, perché suscitavano molto scalpore nel mondo letterario per il loro anticonformismo, per la decisione con cui rigettarono il passato e per l’entusiasmo con cui inneggiarono al futuro.”