Temi
vincitori 2012
1°classificato:
GRAZIUSO NATALIA
‘Aveva piovuto’,
così inizia il testo da commentare e così voglio iniziare.
Francesco Bruno,
giornalista, critico letterario, narratore e poeta nato ad Ascea nel
1899, in queste righe descrive diversi aspetti dell’ambiente e
della civiltà di quegli anni che comunque contengono problemi di
attualità, problemi con cui conviviamo ogni giorno. Parla
dell’inquinamento, delle fratture religiose confrontate e
paragonate da Arcangelo, il protagonista del brano, al passato e al
suo presente. Arcangelo nutre un certo interesse per la storia,
soprattutto per la storia di Velia. E’ molto tradizionalista tanto
da criticare i cambiamenti della società mentre sua moglie cerca
sapientemente di farlo ragionare dicendogli che è impossibile
fermare il corso degli eventi. Arcangelo dedica una parte del suo
tempo alla consultazione di documenti storici riguardanti il
decadimento civile e culturale delle popolazioni. Prima della sua
regressione Velia era stata teatro di importanti avvenimenti; Zenone
e Parmenide ne sono la prova. La famiglia Rizzuti, altra famiglia di
quel tempo, aveva creato un museo dove con la raccolta di tutti i
reperti importanti ne aveva ricostruito la storia e la letteratura.
Velia fu fondata nel 546 a.C. dai Focei, popolazione fuggita
dall’Asia Minore a causa di un attacco persiano e il personaggio
più ricordato della loro civiltà è proprio Parmenide. Nel museo
vennero conservate monete dell’epoca eleatica che lo raffiguravano
con una barba fluente, come medico e filosofo. Arcangelo lo vede con
gli stessi occhi con cui noi oggi guardiamo un attore o presentatore
e ne prendiamo esempio. La stessa storia che era avvenuta in passato
si ripete nel tempo anche se in diverse situazioni, come un corso e
ricorso storico e noi possiamo migliorare il nostro futuro traendo
spunto dai dettagli del passato. Quando si visitano gli scavi di
Velia molti pensano che si tratti solo di un ammasso di pietre, però
quell’ammasso di pietre è ciò che i nostri antenati ci hanno
lasciato. Noi dobbiamo quindi porci una domanda: cosa vogliamo
lasciare ai posteri? Le crisi, l’inquinamento, le guerre? O un
mondo onesto dove poter vivere, non in pace perché sarebbe chiedere
troppo, ma almeno dove vivere bene? Ora io sono qui, con i miei
quattordici anni, a scrivere ed è facile usare le parole ma per
cambiare le nostre vite e le vite future non c’è bisogno delle
parole ma dei fatti, i fatti che mancano nella società di oggi. Nel
testo c’è una parte in cui è scritto: ‘Non aveva torto
Arcangelo che, lavorando e conciliandosi con la natura, non voltava
le spalle alle divinità, ai sogni, che potenziavano in lui la nativa
disposizione alla creatività’, forse è proprio questo che manca:
i sogni, la creatività. I sogni vengono celati per riuscire a
mantenere il tenore di vita della realtà di oggi finchè non
scompaiono, pochi realizzano il proprio sogno; mentre la creatività
sta perdendo sempre più importanza. Si dovrebbe dare più spazio
alle nuove menti che sperano ancora in un mondo migliore e, solo
allora, forse, potremmo aspettarci dei cambiamenti.
2°classificato:
LUCIANO FRANCESCO
Il romanzo Paese di
eriche e ginestre espone un problema del tempo in cui è stato
scritto che è anche attuale: dobbiamo mantenere le tradizioni e le
usanze del passato, o essere più innovativi e stare al passo con la
società che si evolve ogni giorno? I coniugi presenti nel romanzo ci
fanno riflettere se restare radicati a certe tradizioni come fa
Arcangelo ‘lavorando e conciliandosi con la natura’, oppure
pensare come Celeste, affermando che ‘le epoche contraddistinte
dalla storia mutano tanto che noi stessi non riusciamo a
catalogarle’. Arcangelo possiamo definirlo uno studioso amante del
passato che, attraverso paragoni e raffronti tra ieri e oggi, cerca
di dare delle spiegazioni alle situazioni sociali e spirituali del
suo tempo, mentre Celeste ci fa pensare a una persona che guarda al
futuro senza tener conto del passato. Arcangele e Celeste forse
rappresentano i giovani d’oggi? Pensiamo che essere ragazzi
significhi amore per le novità: tecnologia, musica, moda, voglia di
libertà e chiusura verso il passato? Come è vero! Quando parla un
anziano, al giovane dà fastidio e subito gli si dice:’Ma tu sei
antiquato! Fai parte di un’altra epoca!’ Non parliamo poi della
chiusura verso il passato storico. Ma riflettendo un po’, scopriamo
che il risultato di tanta tecnologia deriva da una continua ricerca
iniziata dai nostri nonni, se siamo giunti a questo tipo di musica è
perché anche i nostri antenati hanno amato quest’arte e,
studiandola e perfezionandola, oggi abbiamo i vari tipi di musica. Il
presente non è altro che il frutto del nostro passato. Le tradizioni
e le usanze sono le nostre origini. Disdegnare queste ultime
significa vergognarsi di quello che si è. La storia ci insegna che
l’uomo si ritrova spesso ad affrontare in epoche diverse e in
luoghi diversi le stesse problematiche. Dovremmo quindi fare tesoro
delle esperienze passate per affrontare con maggior successo le
difficoltà che la società di oggi ci chiede di superare. Penso che
bisogna non solo studiare le nostre tradizioni, origini e la storia
passata ma lasciarci anche emozionare. Spesso mi rendo conto che le
persone non provano più emozioni verso alcuni momenti storici, come
ad esempio l’olocausto. L’uomo, guardando al passato, ha la
possibilità di evitare oggi gli errori commessi per egoismo, sete di
potere e odio verso il prossimo. Non studiamo solo per essere eruditi
ma anche per formare in noi una certa sensibilità verso il mondo che
ci circonda e per essere dei protagonisti del nostro futuro. Per
creare oggi delle solide fondamenta su cui poggiare il nostro domani
è necessario studiare il passato perché studiando il passato
impariamo la vita!