tirsdag den 11. juni 2019
PREMIO MOGENSEN-BRUNO – 10^ EDIZIONE 2019
La
tematica proposta prevedeva l’analisi e il commento di una poesia a scelta tra
le due proposte, ‘La vecchia’ di Francesco Bruno e ‘Libri’ di Else
Mogensen.
Temi vincitori 2019
Analisi
della poesia:
“LIBRI”
di
Else Mogensen
Marilina
Amato
1°
Classificato
Spesso,
quando in classe abbiamo analizzato un testo poetico, mi sono chiesta
qual è il ruolo della poesia in una società pervasa dalla
tecnologia. Non sempre ho saputo darmi una risposta. Credo che oggi
si scriva con leggerezza nello stesso modo con cui si sta sui social
network. Nonostante le mie perplessità, una cosa credo di averla
appresa: il poeta è investito di un’importante responsabilità nel
trasmettere conoscenza. La poesia, grazie alla funzione evocativa che
possiede, entra nella sfera dei sentimenti e delle emozioni del
lettore. Fa vedere il mondo in un altro modo. Con le opportune parole
e le appropriate immagini, una poesia può cambiare il tuo punto di
vista e il tuo modus operandi. Nel momento in cui mi sono trovata a
leggere la poesia “Libri” della scrittrice danese Else Mogensen,
una viva emozione è penetrata nel mio Io
più profondo, portandomi a riflettere sull’importanza della
lettura. Ho trovato i versi della scrittrice coinvolgenti. “Leggere
vedere il mondo sotto nuova luce”
è un messaggio che porta a comprendere che chi
legge ha una vasta apertura mentale, sicuramente più raffinata.
Leggere porta quindi al progresso. Non a caso indici di lettura e di
sviluppo economico vanno di pari passo. Sapere che un’alta
percentuale di italiani non legge nemmeno un libro all’anno
dimostra che siamo alla deriva. Vero è che i ritmi frenetici di
questa società non aiutano a dilatare i tempi, ma ciò spesso è
solo una scusa. Sin da piccoli forse si dovrebbe educare alla lettura
con semplicità senza che sia un’attività troppo impegnativa, ma
lettori si può diventare lentamente se si vuole migliorare la
propria individualità. Come afferma Else Mogesen “Leggere
solo per provare, periziare piacere, percepire...”
La lettura deve essere concepita come un piacere e non certo come un
obbligo. Bisogna concentrarsi sul piacere che ci dona questa
meravigliosa attività, lasciarsi affascinare e guidare dalle storie
che si leggono, mediante essa si percepiscono modi diversi di
intendere le cose e la vita stessa, pertanto: “I
libri aprono il mondo! Scoprono la via per capire”.
Aprono il modo di concepire pensieri diversi, capire differenze e
somiglianze di pensiero vissuti in epoche distanti tra di loro. Ogni
libro, ogni lettura contribuisce a cambiare ed a migliorare una parte
di noi stessi, a renderci, forse, persone migliori. Leggere e
conoscere la storia di un popolo significa entrare a far parte della
sua cultura, delle sue tradizioni, quindi significa allargare i
nostri orizzonti. Il conoscere la storia mediante la lettura ci
permette di non ripetere gli errori commessi nel passato, il
comprendere le lotte, che le persone hanno compiuto per far valere i
propri diritti, ci indica qual è la strada della tolleranza per
vivere bene. La cultura è fatta di libri e se non ci fossero stati i
libri, il progresso per l’uomo non ci sarebbe stato.
Il
libro è fonte di arricchimento non solo culturale, ma anche
intellettivo, sociale, etico e morale. Il libro migliora le proprie
conoscenze. Qualsiasi cosa si legga contribuisce ad ampliare il
proprio bagaglio culturale. Più conoscenze
si posseggono e più saremo pronti ad affrontare le sfide della vita
e a migliorare il mondo in cui viviamo. Bisogna avere l’intelligenza
di saper trasmettere alle persone e soprattutto a noi ragazzi che la
parola libro equivale a piacere e conoscenza. Come affermava Gustave
Flaubert «Non
leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi,
per istruirvi. Leggete per vivere.»
Non
leggere significa sprecare un’opportunità, l’opportunità di
conoscere e capire la dinamica delle cose, in qualsiasi ambito ci si
trovi. Il piacere di leggere equivale a vivere in un mondo
“incantevole”come lo definisce E. Mogensen,
in
un mondo fatto di persone colte, tolleranti e civili per poter vivere
con gioia e in armonia in un mondo migliore.
Purtroppo
la vita frenetica ci allontana dai libri, leggere è divenuto molto
raro, la tecnologia ha preso il sopravvento. Bisognerebbe leggere,
come dice l’autrice, anche solo per provare il piacere della
lettura. Ogni libro contribuisce, in qualche modo, a renderci una
persona migliore, a cambiare una parte di noi, a cambiare il modo
stesso di intendere la vita e di viverla. Nessun libro è migliore di
un altro, ma esistono libri che sanno trasmettere qualcosa in più,
sono emozionanti e ricchi di significato. Questo però non dipende
solo dal libro, ma anche da noi, dal nostro stato d’animo, dalle
nostre sensazioni; noi cerchiamo di trasmettere agli altri le cose
che abbiamo percepito da quel libro. E proprio come dice la
scrittrice Else Mogensen, ogni pagina nasconde un insegnamento,
diverso e mai uguale per tutti. La magia della lettura è proprio
questa: regalare sensazioni autentiche a persone differenti tra loro.
All’interno
della poesia vengono citati due romanzi famosissimi. Il primo è Don
Chisciotte,
scritto tra il 1598 e il 1604, un romanzo in cui il protagonista, Don
Chisciotte appunto, cerca il senso del mondo e per questo viene
ritenuto pazzo da chi non capisce il senso del suo andare in cerca.
Don Chisciotte perde il senno perché ha letto troppi libri, ma vien
da dire che magari ce ne fossero di pazzi così, oggi. La sanità
mentale dei nostri tempi dimostra che forse era meglio diventare
pazzi come Don Chisciotte. Lui combatte contro i mulini a vento, da
lui ritenuti giganti che vogliono compiere azioni malvagie nei
confronti della sua amata Dulcinea, per cui li sfida a duello e li
accusa di vigliaccheria quando non rispondono alle sue provocazioni.
Questa espressione viene usata oggi per indicare una lotta inutile,
il combattere contro un qualcosa che non esiste, un’illusione a cui
crediamo ma che non corrisponde al vero, per cui non possiamo mai
vincere. Non si può vincere contro qualcosa che non esiste; ecco
perché un libro come il Don
Chisciotte
può insegnarci molto nella vita di tutti i giorni.
I
Fratelli
Karamazov,
secondo esempio presente nella poesia, è un romanzo di Dostoevskij.
È un libro di grande profondità, dove si racconta un conflitto
drammatico tra fede, ragione e ateismo. L’autore lancia un
messaggio universale perché non vengano mai meno i grandi ideali. La
lettura delle sue opere è attuale e affascinante, ed è uno
strumento estremamente prezioso per la formazione e l’educazione
degli adolescenti. Dostoevskij penetra nell’animo umano, ci aiuta a
comprendere le nostre crisi e quelle del mondo, e quindi ci è
indispensabile. Perché leggere i Fratelli
Karamazov
o Dante? Perché la loro lettura arricchisce la nostra anima e la
nostra sensibilità. Quando avremo finito di leggere un grande
romanzo, un capolavoro assoluto, probabilmente ci sentiremo
emozionati, sconvolti, saturi di verità, di una verità sulla
quale, forse, non avevamo mai riflettuto. Leggere
come afferma Else Mongensen: “cambia la concezione e offre
conoscenza”. Non
possiamo permetterci di perdere questa grande occasione.
Analisi
della poesia:
“La
vecchia”
di
Francesco Bruno
Sara
Benaouich
2°
Classificato
“La
vecchia”, così Francesco Bruno, giornalista, critico letterario,
narratore, intellettuale umanista e poeta nato ad Ascea nel 1899, ha
intitolato questa sua poesia. Nella prima strofa la poesia descrive
la giornata di un’anziana donna, attenta a tutto ciò che le accade
intorno. “La
vecchia miete: bionde le messi voci hanno e secco brusìo d’ali
come d’insetti fra le erbe guaste, Smemorati sono gli animali”.
Descrive l’attività che sta svolgendo l’anziana: mietere il
grano. Lei è immersa nel suo lavoro, concentrata, non bada a ciò
che le accade accanto. Ad ogni suo movimento, il grano struscia sulle
sue vesti, dalle quali scaturisce un leggero rumore, assomigliante al
ronzio degli insetti fra le erbe bacate. Il campo è dominato da
animali che alla vista della vecchia diventano smemorati. “Verzica
la prateria insonne; la vecchia manovra la falce in mano, vide bisce
guizzare nei solchi, fiordalisi erompere nel grano”.
Nella seconda strofa viene descritto ciò che l’anziana vede nel
campo immenso, il quale prende sempre più vigore e non si concede
mai tregua. La vecchia manovra fra le sue mani la falce, strumento
usato per la mietitura, quando scorge serpenti dibattersi tra la
terra coltivata e numerosi fiordalisi cresciuti nel bel mezzo del
campo. “Guarda
la vecchia i bimbi ronzare nell’aia, le donne fresche e rubizze,
uomini e bestie che pigramente meriggiano fra le stoppie vizze”.
La vecchia osserva i bambini giocare allegramente e divertirsi come
non mai. Vede le donne, giovani e vispe, e uomini che riposano
pigramente all’ aperto e all’ombra, nelle più calde ore del
pomeriggio, sotto qualche pianta ad alto fusto della prateria. Quando
in seguito rivolge lo sguardo ai bambini che vivono pienamente la
giovinezza e giocano spensierati, come se non avessero nessun peso
sulle spalle, le ricorrono alla mente tutti i ricordi di un’infanzia
piena di lusinghe e illusioni, ma puntualmente nella fase della
maturità si giunge alla consapevolezza che non si realizzeranno mai.
Questo fa male, ma lei ricorda di aver vissuto appieno il periodo
della sua gioventù, grazie alla compagnia delle persone a lei più
care.
Proprio
come Leopardi, famoso poeta, filosofo, scrittore, filologo e
glottologo italiano, che in una delle sue più note poesie: “A
Silvia”, paragona il periodo della gioventù con quello della età
matura. Il ricordo di Silvia, reale o immaginaria compagna della
gioventù del poeta, è l’origine di un’amara riflessione sulla
giovinezza perduta e sulla fine di tutte le illusioni e le speranze
verso il futuro che essa porta con sé. Silvia, che sembra essere
molto probabilmente Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa
Leopardi, è stata strappata alla vita troppo in fretta, rapita da
una natura crudele e indifferente: la morte precoce l’ha privata
delle gioie che le erano dovute. Silvia diventa così il simbolo
stesso della gioventù e della speranza, scomparse, come lei, troppo
presto.
“Assorta è la vecchia: lo scirocco disordina la sua testa canuta,
tutta la fa biancheggiare: tutta ella sembra in estasi caduta”. La
vecchia è persa nei suoi pensieri, e durante questo suo stato il
vento caldo le mette in disordine i capelli, bianchi, per via della
vecchiaia. Il vento fa apparire la sua pelle di un colore biancastro,
ma lei di tutto ciò non si accorge; è entrata in uno stato di
isolamento e di evasione totale dalla realtà circostante; sembra
completamente presa da un unico pensiero, come se fosse l’unico ad
interessarla. “Ma
lunga è la giornata: la vecchia attende la sera che le porti
sollievo di venti fugaci, luci di stelle coricate sugli orti”.
L’anziana,
così persa nei suoi pensieri, attende la sera, anche se la giornata
è ancora lunga e faticosa. La sera è vissuta e delineata da lei
come un momento di riposo, non solo fisico, ma anche mentale. La
mente si libera da ogni preoccupazione. La sera porta enormi ventate
di sollievo, la meravigliosa luce delle stelle, che si riflette sugli
orti, la culla e la fa addormentare serena.
L’immagine
della sera mi ricorda il sonetto “Alla sera” di Ugo Foscolo,
celebre poeta, scrittore e traduttore italiano del neoclassicismo e
del preromanticismo vissuto nel periodo a cavallo fra Settecento
e Ottocento.
Nel sonetto egli esprime ciò che lui prova al calar della sera, che
rappresenta l’immagine della morte, l’annullamento
dell’esistenza, ma allo stesso tempo la pace dell’anima. I versi
della poesia lasciano facilmente trasparire il sentimento di
tormentata sofferenza per la vita. La sera è il momento della
giornata sempre più atteso dal poeta: essa ispira i suoi segreti più
intimi e le sue maggiori aspirazioni. L’autore confida che l’ascesa
della sera gli permette di meditare a lungo sul pensiero di vita e di
morte. A tale dimensione si contrappone il tempo, che a parere del
poeta passa troppo rapidamente, portando con sé preoccupazioni; solo
con il calare della sera, la sua anima ribelle e guerriera si placa
ed il poeta riesce ad abbandonare il dolore e la tristezza della sua
condizione. La sera non è vista solo come momento di quiete eterna,
dove ci si libera dagli affanni quotidiani, essa è anche la
confidente del poeta, nel momento in cui riflette sulla propria
travagliata esistenza e sulla morte, riconoscendo la sua dolorosa
condizione di vita. “Ella
osserva le rondini garrire, i covoni che bruciano nel sole: sognando
riannoda nel dormire la vita sciolta in estrose fiabe”.
Questa è la strofa che più mi ha colpito. La donna osserva gli
uccelli, in particolare le rondini, che garriscono per richiamarsi
l’una con l’altra. Osserva i nidi di queste rondini, che il caldo
eccessivo sta rinsecchendo. I suoi sogni rimembrano ancora la vita
passata, tutti i suoi ricordi si riannodano per costruire un quadro,
pieno di colori vivaci che non si abbinano fra di loro, ma insieme
costituiscono una grande armonia. “Diviene
fanciulla, come nei giorni di gioie tramati e di melodie, quando
isole, emisferi e continenti intrecciano fra loro armonie”. Così
si conclude la poesia. La vecchia nel suo sogno ritorna ragazza, come
nei giorni della gioventù, pieni di gioie e di melodie silenziose e
armoniose. Il suo più grande sogno è quello di ritornare alla vita
passata, quando nel mondo regnavano solo pace e armonia, e non odio e
separazione.
Commento
della poesia
“Libri”
di Else Mogensen
Manuela
Assunta Fierro
3°
Classificato
“Libri”
– scritta da Else Mogensen – e pubblicata per la prima volta in
“La
Parola”
nel 2009 viene inserita nella raccolta “Vedersi
Cilentana” nel
2011. La poesia rappresenta un vero e proprio elogio alla lettura nei
cui versi Else si sofferma particolarmente sull’ importanza dei
libri e sul percorso di conoscenza di sé e degli altri. La
scrittrice Else Mogensen sostiene che leggere sia come affacciarsi
alla finestra per vedere ogni giorno un mondo nuovo nel quale
tuffarsi. Leggere un libro significa “tuffarsi” dentro di esso e
navigare sull’ orlo della fantasia. Leggere è come vedere il mondo
con occhi diversi, guardare la realtà da altri punti di vista,
imprevedibili o completamente opposti al nostro, senza poi
necessariamente cambiare la nostra opinione. I libri raccontano, ci
fanno immaginare, fantasticare e a volte anche sognare,
trasportandoci in realtà spazio-temporali diverse, ci fanno
conoscere pensieri altrui e individuare somiglianze e differenze.
Il
componimento si articola in tre strofe, per un totale di trentadue
versi. Globalmente i gruppi di versi non differiscono molto gli uni
dagli altri, ma è opportuno analizzare ogni strofa in quanto le
tematiche da approfondire sono numerose. La prima strofa si apre con
un infinito, leggere, quasi come se fosse un’ esortazione, un
imperativo: possiamo già notare l’importanza che la scrittrice
riconosce alla lettura. La scrittrice continua la sua arte poetica,
supponendo che leggere fa bene poiché i libri aprono la mente, ci
mettono già nella condizione di ascoltare, ci aiutano ad essere più
comprensivi e tolleranti, verso ideologie e pensieri non nostri (v.
2-6 “Vedere il mondo / sotto nuova luce / leggere / nuovi concetti
/ nuove opinioni”) ma che facciamo nostri grazie al livello di
comprensione che acquisiamo con la lettura. Leggere ti aiuta ad
acquisire consapevolezza di ciò che sei. Molto interessante è il
concetto espresso nei versi 7-8 “Partecipiamo / senza
responsabilità“: il contenuto di questi due versi si collega al
titolo “LIBRI”, dal latino “LIBER” che significa anche
“LIBERO” oltre al consueto significato di “LIBRO”. E’
proprio vero, leggere un libro ti permette di essere libero poiché
agisci con volontà e con libertà di scelta sui tuoi pensieri e sul
tuo modo di agire. Quindi il “Senza responsabilità” citato prima
è da intendersi non come l’ abbandono di ogni virtù
logico-morale, ma come il vivere senza pregiudizi e con libero
arbitrio la vita di ogni giorno, che può essere un libro, una
canzone, un film. A tal proposito bisogna considerare la scrittura e
quindi la lettura una forma sublime di ARTE. Anche la seconda strofa
si apre con lo stesso verbo, leggere, cosa che stilisticamente
caratterizza la poesia in quanto questo verbo apre ogni strofa. E’
degno di nota il v. 15, punto centrale nel componimento di Else. I
“Libri aprono il mondo!”, poiché è solo attraverso essi che si
capisce l’ importanza della lettura, ove si scoprono eroi del
passato, si approfondiscono materie curiose e si studiano eventi
ancora oggi a noi sconosciuti.
La
poetessa cita alcuni classici della letteratura, molto famosi e
afferma con parole semplici ma incisive che sono opere che hanno un’
influenza particolare e che non conoscono tramonto, ma che parlano a
generazioni diverse con il cuore e con la mente e ci fornisce una
chiave di lettura dell’ animo umano sempre attuale. I libri
trasmettono il senso della giustizia, dell’equità e della
tolleranza, ci forniscono il punto di vista di persone che hanno un
vissuto con un modo di vedere diverso dal nostro, permettendoci di
valutare concetti, realtà e fatti. La scrittrice continua dicendo
che i libri sono i migliori mezzi di trasmissione della sapienza e
della cultura, sono uno stimolo alla capacità critica e fonte di
intense emozioni e sentimenti. Per ricordare Dante sarebbe opportuno
citare la celebre terzina del canto XXVI dell’ Inferno: “fatti
non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.
Secondo il poeta fiorentino la conoscenza è la base per avere un’
opinione delle persone e di qualunque cosa ci circondi. Tale
conoscenza ci viene offerta dal “Mondo incantevole” (v. 32) della
lettura, dove i valori sono tantissimi, dove i sogni sono reali, ma
oggi non li riusciamo a portare nel nostro Mondo reale. Dai versi
25-32 “Leggere / cambia la concezione / offre conoscenza / la
strada alla tolleranza / oltreché la gioia / il piacere / equivale
il libro / un mondo incantevole” il componimento si conclude con
un’ ottava e si apre ancora una volta con leggere, ultimo invito di
Else a riconoscere la validità insormontabile delle parole, quindi
di un libro. I temi di questi ultimi versi riprendono i motivi
analizzati precedentemente con una visione dantesca del concetto di
conoscenza, (cfr. v. 20 con v. 27).
A
proposito di tolleranza v. 28 “La strada alla tolleranza” Malala
Yusafzai considera che un libro e una penna possono cambiare il
Mondo. Leggere, quindi, stimola la mente, migliora la conoscenza,
arricchisce il vocabolario di ognuno di noi, migliora la memoria,
rende il nostro pensiero più analitico, ci dona tanta gioia e ci
apre un mondo meraviglioso. Dal punto di vista metrico-stilistico il
componimento è caratterizzato da enjambent che conferiscono alla
lettura un ritmo veloce di facile comprensione. Grammaticalmente
parlando, la struttura della poesia è di tipo paratattico, il che
permette al lettore di riflettere sui versi in modo scorrevole. Si
noti la mancanza di punteggiatura a eccezione del punto esclamativo
al v. 15; questa scelta di Else fa pensare in un primo momento a un
flusso di coscienza logicamente connesso ed è interessante che la
poetessa abbia utilizzato il punto esclamativo solo al v. 15 come per
mettere in risalto il significato delle cinque parole sulle quali
verte tutto il componimento: “I libri aprono il mondo!”. Concludo
con le parole di Umberto Eco che ho letto in un articolo: “Chi non
legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge
avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando
Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava L’
Infinito
…. perchè la lettura è un’ immortalità all’ indietro”.
Inoltre sono interessanti i versi 7-9 “Leggendo un libro / io sento
la poesia / internamente” della poesia “Straniera” di Else che
mi permettono di giustificare il concetto di poesia in un libro. I
versi 22-24 “Sto leggendo / sto ascoltando / sempre” della stessa
poesia mi esortano a leggere sempre perché la lettura è l’ unica
arma valida e moralmente utile. Non meno importante è
l’atteggiamento di Else che, proprio attraverso la lettura, ha
conosciuto la nostra piccola perla di rara bellezza, incastonata tra
mare e montagna, di cui si innamorò perdutamente, tanto da lasciare
la propria terra per stabilirsi qui e sentirsi “Cilentana”.
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