Il premio Mogensen-Bruno è instituito dalla Dotoressa Else Mogensen in collaborazione con la famiglia Bruno, perché è importante leggere e conoscere bene quello gli scrittori e le scrittrici del nostro paese hanno scritto e scrivevano perché il loro modo di pensare è anche parte del nostro patrimonio, il loro ambiente è anche il nostro. L'identità di Bruno si formò ad Ascea mentre cresceva qui, e leggendo le sue opere, si riconoscono emozioni comuni e modi di pensare che sono stati distillati da una grande mente.

Francesco Bruno

Francesco Bruno
Nato ad Ascea nel 1899, Francesco Bruno era uno dei più importanti e famosi giornalisti e critici letterari di Novecento. Bruno ha scritto narrative con relazione ad Ascea e Cilento, però sopratutto ha scritto molto sulla cultura meridionale con le radici di Elea/Velia, e lui ha tracciato la nostra cultura dall'antichità via Giambattista Vico e il grande scolaro di lingua e letteratura italiana, Francesco De Sanctis, a Benedetto Croce. Ha scritto di Alfonso Gatto, un poeta favorito da molti cilentani, e sulle opere di molti altri scrittori e personalitè letterari del mezzogiorno.

tirsdag den 11. juni 2019

Temi vincitori 2019



Analisi della poesia:
LIBRI”
di Else Mogensen

Marilina Amato

1° Classificato

Spesso, quando in classe abbiamo analizzato un testo poetico, mi sono chiesta qual è il ruolo della poesia in una società pervasa dalla tecnologia. Non sempre ho saputo darmi una risposta. Credo che oggi si scriva con leggerezza nello stesso modo con cui si sta sui social network. Nonostante le mie perplessità, una cosa credo di averla appresa: il poeta è investito di un’importante responsabilità nel trasmettere conoscenza. La poesia, grazie alla funzione evocativa che possiede, entra nella sfera dei sentimenti e delle emozioni del lettore. Fa vedere il mondo in un altro modo. Con le opportune parole e le appropriate immagini, una poesia può cambiare il tuo punto di vista e il tuo modus operandi. Nel momento in cui mi sono trovata a leggere la poesia “Libri” della scrittrice danese Else Mogensen, una viva emozione è penetrata nel mio Io più profondo, portandomi a riflettere sull’importanza della lettura. Ho trovato i versi della scrittrice coinvolgenti. “Leggere vedere il mondo sotto nuova luce” è un messaggio che porta a comprendere che chi legge ha una vasta apertura mentale, sicuramente più raffinata. Leggere porta quindi al progresso. Non a caso indici di lettura e di sviluppo economico vanno di pari passo. Sapere che un’alta percentuale di italiani non legge nemmeno un libro all’anno dimostra che siamo alla deriva. Vero è che i ritmi frenetici di questa società non aiutano a dilatare i tempi, ma ciò spesso è solo una scusa. Sin da piccoli forse si dovrebbe educare alla lettura con semplicità senza che sia un’attività troppo impegnativa, ma lettori si può diventare lentamente se si vuole migliorare la propria individualità. Come afferma Else Mogesen “Leggere solo per provare, periziare piacere, percepire...” La lettura deve essere concepita come un piacere e non certo come un obbligo. Bisogna concentrarsi sul piacere che ci dona questa meravigliosa attività, lasciarsi affascinare e guidare dalle storie che si leggono, mediante essa si percepiscono modi diversi di intendere le cose e la vita stessa, pertanto: “I libri aprono il mondo! Scoprono la via per capire”. Aprono il modo di concepire pensieri diversi, capire differenze e somiglianze di pensiero vissuti in epoche distanti tra di loro. Ogni libro, ogni lettura contribuisce a cambiare ed a migliorare una parte di noi stessi, a renderci, forse, persone migliori. Leggere e conoscere la storia di un popolo significa entrare a far parte della sua cultura, delle sue tradizioni, quindi significa allargare i nostri orizzonti. Il conoscere la storia mediante la lettura ci permette di non ripetere gli errori commessi nel passato, il comprendere le lotte, che le persone hanno compiuto per far valere i propri diritti, ci indica qual è la strada della tolleranza per vivere bene. La cultura è fatta di libri e se non ci fossero stati i libri, il progresso per l’uomo non ci sarebbe stato.
Il libro è fonte di arricchimento non solo culturale, ma anche intellettivo, sociale, etico e morale. Il libro migliora le proprie conoscenze. Qualsiasi cosa si legga contribuisce ad ampliare il proprio bagaglio culturale. Più conoscenze si posseggono e più saremo pronti ad affrontare le sfide della vita e a migliorare il mondo in cui viviamo. Bisogna avere l’intelligenza di saper trasmettere alle persone e soprattutto a noi ragazzi che la parola libro equivale a piacere e conoscenza. Come affermava Gustave Flaubert «Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. Leggete per vivere.» Non leggere significa sprecare un’opportunità, l’opportunità di conoscere e capire la dinamica delle cose, in qualsiasi ambito ci si trovi. Il piacere di leggere equivale a vivere in un mondo “incantevole”come lo definisce E. Mogensen, in un mondo fatto di persone colte, tolleranti e civili per poter vivere con gioia e in armonia in un mondo migliore. Purtroppo la vita frenetica ci allontana dai libri, leggere è divenuto molto raro, la tecnologia ha preso il sopravvento. Bisognerebbe leggere, come dice l’autrice, anche solo per provare il piacere della lettura. Ogni libro contribuisce, in qualche modo, a renderci una persona migliore, a cambiare una parte di noi, a cambiare il modo stesso di intendere la vita e di viverla. Nessun libro è migliore di un altro, ma esistono libri che sanno trasmettere qualcosa in più, sono emozionanti e ricchi di significato. Questo però non dipende solo dal libro, ma anche da noi, dal nostro stato d’animo, dalle nostre sensazioni; noi cerchiamo di trasmettere agli altri le cose che abbiamo percepito da quel libro. E proprio come dice la scrittrice Else Mogensen, ogni pagina nasconde un insegnamento, diverso e mai uguale per tutti. La magia della lettura è proprio questa: regalare sensazioni autentiche a persone differenti tra loro.
All’interno della poesia vengono citati due romanzi famosissimi. Il primo è Don Chisciotte, scritto tra il 1598 e il 1604, un romanzo in cui il protagonista, Don Chisciotte appunto, cerca il senso del mondo e per questo viene ritenuto pazzo da chi non capisce il senso del suo andare in cerca. Don Chisciotte perde il senno perché ha letto troppi libri, ma vien da dire che magari ce ne fossero di pazzi così, oggi. La sanità mentale dei nostri tempi dimostra che forse era meglio diventare pazzi come Don Chisciotte. Lui combatte contro i mulini a vento, da lui ritenuti giganti che vogliono compiere azioni malvagie nei confronti della sua amata Dulcinea, per cui li sfida a duello e li accusa di vigliaccheria quando non rispondono alle sue provocazioni. Questa espressione viene usata oggi per indicare una lotta inutile, il combattere contro un qualcosa che non esiste, un’illusione a cui crediamo ma che non corrisponde al vero, per cui non possiamo mai vincere. Non si può vincere contro qualcosa che non esiste; ecco perché un libro come il Don Chisciotte può insegnarci molto nella vita di tutti i giorni.
I Fratelli Karamazov, secondo esempio presente nella poesia, è un romanzo di Dostoevskij. È un libro di grande profondità, dove si racconta un conflitto drammatico tra fede, ragione e ateismo. L’autore lancia un messaggio universale perché non vengano mai meno i grandi ideali. La lettura delle sue opere è attuale e affascinante, ed è uno strumento estremamente prezioso per la formazione e l’educazione degli adolescenti. Dostoevskij penetra nell’animo umano, ci aiuta a comprendere le nostre crisi e quelle del mondo, e quindi ci è indispensabile. Perché leggere i Fratelli Karamazov o Dante? Perché la loro lettura arricchisce la nostra anima e la nostra sensibilità. Quando avremo finito di leggere un grande romanzo, un capolavoro assoluto, probabilmente ci sentiremo emozionati, sconvolti, saturi di verità, di una verità sulla quale, forse, non avevamo mai riflettuto. Leggere come afferma Else Mongensen: “cambia la concezione e offre conoscenza”. Non possiamo permetterci di perdere questa grande occasione.






Analisi della poesia:
La vecchia”
di Francesco Bruno

Sara Benaouich

2° Classificato

La vecchia”, così Francesco Bruno, giornalista, critico letterario, narratore, intellettuale umanista e poeta nato ad Ascea nel 1899, ha intitolato questa sua poesia. Nella prima strofa la poesia descrive la giornata di un’anziana donna, attenta a tutto ciò che le accade intorno. “La vecchia miete: bionde le messi voci hanno e secco brusìo d’ali come d’insetti fra le erbe guaste, Smemorati sono gli animali”. Descrive l’attività che sta svolgendo l’anziana: mietere il grano. Lei è immersa nel suo lavoro, concentrata, non bada a ciò che le accade accanto. Ad ogni suo movimento, il grano struscia sulle sue vesti, dalle quali scaturisce un leggero rumore, assomigliante al ronzio degli insetti fra le erbe bacate. Il campo è dominato da animali che alla vista della vecchia diventano smemorati. “Verzica la prateria insonne; la vecchia manovra la falce in mano, vide bisce guizzare nei solchi, fiordalisi erompere nel grano”. Nella seconda strofa viene descritto ciò che l’anziana vede nel campo immenso, il quale prende sempre più vigore e non si concede mai tregua. La vecchia manovra fra le sue mani la falce, strumento usato per la mietitura, quando scorge serpenti dibattersi tra la terra coltivata e numerosi fiordalisi cresciuti nel bel mezzo del campo. “Guarda la vecchia i bimbi ronzare nell’aia, le donne fresche e rubizze, uomini e bestie che pigramente meriggiano fra le stoppie vizze”. La vecchia osserva i bambini giocare allegramente e divertirsi come non mai. Vede le donne, giovani e vispe, e uomini che riposano pigramente all’ aperto e all’ombra, nelle più calde ore del pomeriggio, sotto qualche pianta ad alto fusto della prateria. Quando in seguito rivolge lo sguardo ai bambini che vivono pienamente la giovinezza e giocano spensierati, come se non avessero nessun peso sulle spalle, le ricorrono alla mente tutti i ricordi di un’infanzia piena di lusinghe e illusioni, ma puntualmente nella fase della maturità si giunge alla consapevolezza che non si realizzeranno mai. Questo fa male, ma lei ricorda di aver vissuto appieno il periodo della sua gioventù, grazie alla compagnia delle persone a lei più care.
Proprio come Leopardi, famoso poeta, filosofo, scrittore, filologo e glottologo italiano, che in una delle sue più note poesie: “A Silvia”, paragona il periodo della gioventù con quello della età matura. Il ricordo di Silvia, reale o immaginaria compagna della gioventù del poeta, è l’origine di un’amara riflessione sulla giovinezza perduta e sulla fine di tutte le illusioni e le speranze verso il futuro che essa porta con sé. Silvia, che sembra essere molto probabilmente Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, è stata strappata alla vita troppo in fretta, rapita da una natura crudele e indifferente: la morte precoce l’ha privata delle gioie che le erano dovute. Silvia diventa così il simbolo stesso della gioventù e della speranza, scomparse, come lei, troppo presto. “Assorta è la vecchia: lo scirocco disordina la sua testa canuta, tutta la fa biancheggiare: tutta ella sembra in estasi caduta”. La vecchia è persa nei suoi pensieri, e durante questo suo stato il vento caldo le mette in disordine i capelli, bianchi, per via della vecchiaia. Il vento fa apparire la sua pelle di un colore biancastro, ma lei di tutto ciò non si accorge; è entrata in uno stato di isolamento e di evasione totale dalla realtà circostante; sembra completamente presa da un unico pensiero, come se fosse l’unico ad interessarla. “Ma lunga è la giornata: la vecchia attende la sera che le porti sollievo di venti fugaci, luci di stelle coricate sugli orti”. L’anziana, così persa nei suoi pensieri, attende la sera, anche se la giornata è ancora lunga e faticosa. La sera è vissuta e delineata da lei come un momento di riposo, non solo fisico, ma anche mentale. La mente si libera da ogni preoccupazione. La sera porta enormi ventate di sollievo, la meravigliosa luce delle stelle, che si riflette sugli orti, la culla e la fa addormentare serena.
L’immagine della sera mi ricorda il sonetto “Alla sera” di Ugo Foscolo, celebre poeta, scrittore e traduttore italiano del neoclassicismo e del preromanticismo vissuto nel periodo a cavallo fra Settecento e Ottocento. Nel sonetto egli esprime ciò che lui prova al calar della sera, che rappresenta l’immagine della morte, l’annullamento dell’esistenza, ma allo stesso tempo la pace dell’anima. I versi della poesia lasciano facilmente trasparire il sentimento di tormentata sofferenza per la vita. La sera è il momento della giornata sempre più atteso dal poeta: essa ispira i suoi segreti più intimi e le sue maggiori aspirazioni. L’autore confida che l’ascesa della sera gli permette di meditare a lungo sul pensiero di vita e di morte. A tale dimensione si contrappone il tempo, che a parere del poeta passa troppo rapidamente, portando con sé preoccupazioni; solo con il calare della sera, la sua anima ribelle e guerriera si placa ed il poeta riesce ad abbandonare il dolore e la tristezza della sua condizione. La sera non è vista solo come momento di quiete eterna, dove ci si libera dagli affanni quotidiani, essa è anche la confidente del poeta, nel momento in cui riflette sulla propria travagliata esistenza e sulla morte, riconoscendo la sua dolorosa condizione di vita. “Ella osserva le rondini garrire, i covoni che bruciano nel sole: sognando riannoda nel dormire la vita sciolta in estrose fiabe”. Questa è la strofa che più mi ha colpito. La donna osserva gli uccelli, in particolare le rondini, che garriscono per richiamarsi l’una con l’altra. Osserva i nidi di queste rondini, che il caldo eccessivo sta rinsecchendo. I suoi sogni rimembrano ancora la vita passata, tutti i suoi ricordi si riannodano per costruire un quadro, pieno di colori vivaci che non si abbinano fra di loro, ma insieme costituiscono una grande armonia. “Diviene fanciulla, come nei giorni di gioie tramati e di melodie, quando isole, emisferi e continenti intrecciano fra loro armonie”. Così si conclude la poesia. La vecchia nel suo sogno ritorna ragazza, come nei giorni della gioventù, pieni di gioie e di melodie silenziose e armoniose. Il suo più grande sogno è quello di ritornare alla vita passata, quando nel mondo regnavano solo pace e armonia, e non odio e separazione.




Commento della poesia
Libri” di Else Mogensen
Manuela Assunta Fierro
3° Classificato
Libri” – scritta da Else Mogensen – e pubblicata per la prima volta in “La Parola” nel 2009 viene inserita nella raccolta “Vedersi Cilentana” nel 2011. La poesia rappresenta un vero e proprio elogio alla lettura nei cui versi Else si sofferma particolarmente sull’ importanza dei libri e sul percorso di conoscenza di sé e degli altri. La scrittrice Else Mogensen sostiene che leggere sia come affacciarsi alla finestra per vedere ogni giorno un mondo nuovo nel quale tuffarsi. Leggere un libro significa “tuffarsi” dentro di esso e navigare sull’ orlo della fantasia. Leggere è come vedere il mondo con occhi diversi, guardare la realtà da altri punti di vista, imprevedibili o completamente opposti al nostro, senza poi necessariamente cambiare la nostra opinione. I libri raccontano, ci fanno immaginare, fantasticare e a volte anche sognare, trasportandoci in realtà spazio-temporali diverse, ci fanno conoscere pensieri altrui e individuare somiglianze e differenze.
Il componimento si articola in tre strofe, per un totale di trentadue versi. Globalmente i gruppi di versi non differiscono molto gli uni dagli altri, ma è opportuno analizzare ogni strofa in quanto le tematiche da approfondire sono numerose. La prima strofa si apre con un infinito, leggere, quasi come se fosse un’ esortazione, un imperativo: possiamo già notare l’importanza che la scrittrice riconosce alla lettura. La scrittrice continua la sua arte poetica, supponendo che leggere fa bene poiché i libri aprono la mente, ci mettono già nella condizione di ascoltare, ci aiutano ad essere più comprensivi e tolleranti, verso ideologie e pensieri non nostri (v. 2-6 “Vedere il mondo / sotto nuova luce / leggere / nuovi concetti / nuove opinioni”) ma che facciamo nostri grazie al livello di comprensione che acquisiamo con la lettura. Leggere ti aiuta ad acquisire consapevolezza di ciò che sei. Molto interessante è il concetto espresso nei versi 7-8 “Partecipiamo / senza responsabilità“: il contenuto di questi due versi si collega al titolo “LIBRI”, dal latino “LIBER” che significa anche “LIBERO” oltre al consueto significato di “LIBRO”. E’ proprio vero, leggere un libro ti permette di essere libero poiché agisci con volontà e con libertà di scelta sui tuoi pensieri e sul tuo modo di agire. Quindi il “Senza responsabilità” citato prima è da intendersi non come l’ abbandono di ogni virtù logico-morale, ma come il vivere senza pregiudizi e con libero arbitrio la vita di ogni giorno, che può essere un libro, una canzone, un film. A tal proposito bisogna considerare la scrittura e quindi la lettura una forma sublime di ARTE. Anche la seconda strofa si apre con lo stesso verbo, leggere, cosa che stilisticamente caratterizza la poesia in quanto questo verbo apre ogni strofa. E’ degno di nota il v. 15, punto centrale nel componimento di Else. I “Libri aprono il mondo!”, poiché è solo attraverso essi che si capisce l’ importanza della lettura, ove si scoprono eroi del passato, si approfondiscono materie curiose e si studiano eventi ancora oggi a noi sconosciuti.
La poetessa cita alcuni classici della letteratura, molto famosi e afferma con parole semplici ma incisive che sono opere che hanno un’ influenza particolare e che non conoscono tramonto, ma che parlano a generazioni diverse con il cuore e con la mente e ci fornisce una chiave di lettura dell’ animo umano sempre attuale. I libri trasmettono il senso della giustizia, dell’equità e della tolleranza, ci forniscono il punto di vista di persone che hanno un vissuto con un modo di vedere diverso dal nostro, permettendoci di valutare concetti, realtà e fatti. La scrittrice continua dicendo che i libri sono i migliori mezzi di trasmissione della sapienza e della cultura, sono uno stimolo alla capacità critica e fonte di intense emozioni e sentimenti. Per ricordare Dante sarebbe opportuno citare la celebre terzina del canto XXVI dell’ Inferno: “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Secondo il poeta fiorentino la conoscenza è la base per avere un’ opinione delle persone e di qualunque cosa ci circondi. Tale conoscenza ci viene offerta dal “Mondo incantevole” (v. 32) della lettura, dove i valori sono tantissimi, dove i sogni sono reali, ma oggi non li riusciamo a portare nel nostro Mondo reale. Dai versi 25-32 “Leggere / cambia la concezione / offre conoscenza / la strada alla tolleranza / oltreché la gioia / il piacere / equivale il libro / un mondo incantevole” il componimento si conclude con un’ ottava e si apre ancora una volta con leggere, ultimo invito di Else a riconoscere la validità insormontabile delle parole, quindi di un libro. I temi di questi ultimi versi riprendono i motivi analizzati precedentemente con una visione dantesca del concetto di conoscenza, (cfr. v. 20 con v. 27).
A proposito di tolleranza v. 28 “La strada alla tolleranza” Malala Yusafzai considera che un libro e una penna possono cambiare il Mondo. Leggere, quindi, stimola la mente, migliora la conoscenza, arricchisce il vocabolario di ognuno di noi, migliora la memoria, rende il nostro pensiero più analitico, ci dona tanta gioia e ci apre un mondo meraviglioso. Dal punto di vista metrico-stilistico il componimento è caratterizzato da enjambent che conferiscono alla lettura un ritmo veloce di facile comprensione. Grammaticalmente parlando, la struttura della poesia è di tipo paratattico, il che permette al lettore di riflettere sui versi in modo scorrevole. Si noti la mancanza di punteggiatura a eccezione del punto esclamativo al v. 15; questa scelta di Else fa pensare in un primo momento a un flusso di coscienza logicamente connesso ed è interessante che la poetessa abbia utilizzato il punto esclamativo solo al v. 15 come per mettere in risalto il significato delle cinque parole sulle quali verte tutto il componimento: “I libri aprono il mondo!”. Concludo con le parole di Umberto Eco che ho letto in un articolo: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava L’ Infinito …. perchè la lettura è un’ immortalità all’ indietro”. Inoltre sono interessanti i versi 7-9 “Leggendo un libro / io sento la poesia / internamente” della poesia “Straniera” di Else che mi permettono di giustificare il concetto di poesia in un libro. I versi 22-24 “Sto leggendo / sto ascoltando / sempre” della stessa poesia mi esortano a leggere sempre perché la lettura è l’ unica arma valida e moralmente utile. Non meno importante è l’atteggiamento di Else che, proprio attraverso la lettura, ha conosciuto la nostra piccola perla di rara bellezza, incastonata tra mare e montagna, di cui si innamorò perdutamente, tanto da lasciare la propria terra per stabilirsi qui e sentirsi “Cilentana”.


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